Uomo, trota e mosca artificiale. Sono i tre elementi sui quali è stata scritta la maggior parte della storia e della letteratura della pesca a mosca, prima in Europa e in seguito nel nuovo continente Americano. La pesca a mosca non è nata di certo con il salmone, non è stato il luccio, nemmeno il fantastico temolo, ne i pesci marini e tantomeno la carpa che hanno creato quel brodo primordiale grazie al quale milioni di parole sono state scritte e dove la maggior parte delle attrezzature e delle tecniche si sono evolute in quello che conosciamo oggi. E’ stato invece questo stupendo animale, la trota Fario in primis e le altre specie americane a seguire, a divenire la preda più ricercata dai pescatori a mosca di tutto il mondo. Anche se la pesca con la mosca secca non è la tecnica più antica credo si sia tutti d’accordo sul fascino che ancora emana. La visione di un pesce che sale a cibarsi di una mosca artificiale sulla superficie, specialmente se si tratta di un pesce di buona misura, è sempre uno spettacolo. Probabilmente parte dell’attrazione nasce proprio dall’insetto alato che innesca spesso comportamenti nel pesce, vedi selettività, che rendono l’azione di pesca più complicata e quindi ancor più interessante.
Rio Curueño
Oggi sappiamo bene che nonostante l’abbondante produzione letteraria Anglosassone faccia pensare al Regno Unito come alla culla della pesca a mosca alla trota, uomini e donne hanno pescato da secoli con imitazioni di insetti in varie parti del mondo e lo stesso sud Europa possiede una grandissima tradizione sia sulla pesca che sulla costruzione di artificiali. Italia, Spagna e Francia hanno dato la luce ad esempio ad alcuni dei più raffinati fly tiers dal secolo scorso a oggi.
Purtroppo è un dato di fatto che le schiuse di insetti e le possibilità di pescare con mosche secche sono diventate sempre più una rarità e questo è da anni fonte di frustrazione specialmente per chi come me ha sempre considerato la pesca alla trota come un connubio imprescindibile tra pesce e insetto. Non sono il solo a credere che non vi sia migliore esperienza camminando in un fiume che il lanciare mosche su pesci selvatici di buona taglia in presenza di insetti a galla e trote in attività. Dove cercare dunque situazioni ed acque che offrano opportunità simili? Ci sono le mete lontane, Stati Uniti, Argentina, Cile, o New Zealand per citarne alcune, e a condizione di essere disposti a spendere cifre importanti e a dedicare almeno 2-3 settimane di viaggio possono offrire grandi esperienze. Ma se il tempo a disposizione è limitato e se le risorse non permettono quel tipo di impegno che fare? Negli ultimi due anni spinti dalle continue richieste dei clienti, il nostro team di 54 Dean Street ha iniziato a sperimentare mete più “semplici” dal punto di vista logistico, di costi e di tempi e tra queste sicuramente spicca la Spagna.
Capre sul pendio della montagna.
La Spagna è un paese grande e vario dal punto di vista ambientale, con zone più calde e aride e altre più fresche con montagne e acque fredde. Abbiamo già sperimentato alcune acque a Est di Barcellona e a ridosso dei Pirenei e di queste vi racconteremo nel dettaglio un'altra volta. Oggi vogliamo invece condividere con voi un itinerario che siamo sicuri diventerà uno delle mete più interessanti della nostra offerta viaggi. La regione di Castilla e Leòn, e in particolare la provincia di Leon, che si trova nella Spagna nord occidentale ed è costituita prevalentemente da un immenso altopiano con altitudine media tra gli 800 e i 1100 metri nella zona di interesse dal punto di vista piscatorio. Il clima presenta primavere e autunni più piovosi e estati calde e secche, con un grado di umidità che rende sopportabile la pesca anche con alte temperature. L’area intorno a Leon è benedetta da oltre 3000 chilometri di acque con le più svariate caratteristiche e molte di queste sono perfette per la pesca a mosca soprattutto a secca, considerando la naturale tendenza delle trote presenti in queste acque a guardare in alto probabilmente grazie alla grande quantità di insetti che popolano i fiumi. Proprio questo aspetto rende l’esperienza particolarmente interessante per quei pescatori che amano confrontarsi con trote selvatiche in caccia nei numerosi torrenti o divertirsi a lanciare piccole mosche su stupende tail water con acqua freddissima e limpida. La maggior parte delle acque è libera mentre altre zone sono gestite come Cotos dove la pesca è consentita solo previo acquisto di uno speciale permesso, non facile da avere se non si conosce qualcuno in zona.
Rio Torìo
La pesca nelle acque Leonesi non è facile in quanto anche le trote piccole sono diffidenti e richiedono una presentazione accurata, attrezzature ben calibrate e finali lunghi e sottili. Qui non peschiamo nel classico pollaio con pesce immesso in quantità e ogni cattura va guadagnata. Di contro, il premio sarà una lotta con pesci che combatteranno proprio da pesce selvatico, regalandoci emozioni vere e non plastificate come invece purtroppo accade in troppe acque intorno a noi.
Durante il nostro viaggio abbiamo usato come campo base il lodge di Wild Trout dell’amico Yasmani Picorel e siamo stati accompagnati ogni giorno dall’amico Miguel Blanco Blazquez, che oltre a essere un eccellente costruttore è anche una guida fantastica con una conoscenza del posto e una esperienza di pesca davvero impressionante. Solo una porzione del lodge di Wild River è terminata ma considerando lo standard del nostro alloggio possiamo solo immaginare la qualità e la bellezza del lodge che verrà completato nei prossimi mesi. Legno e pietra a vista, intonaco curatissimo, letti comodi e cucina super attrezzata con frigorifero super rifornito per una abbondante colazione.
Wild Trout Lodge
Una stanza riscaldata per asciugare waders e scarponi e bagni curatissimi completano il tutto. Yasmani non lascia nulla al caso e la cura al dettaglio la si percepisce anche dal livello qualitativo delle sue guide. Professionisti seri, preparati e con grande esperienza. Il lodge Wild Trout si trova proprio sulla riva del fiume Torio, in una zona verde e con scenari pittoreschi, poco distante da negozi di alimentari e da qualche bar e ristorante che risultano comodi al ritorno da un giorno di pesca. Soprattutto perché in classica tradizione Spagnola la cena qui inizia non prima delle 21,30 e grazie alle giornate di luce lunghissime si rimane a pescare sul fiume fino a tardi.
Parlando del Torio (l’accento è sulla i per una pronuncia corretta), questo torrente ha caratteristiche simili a un torrente appenninico, non troppo turbolento, con alternanza di raschi, piane, pool profonde, piccole correnti e ampie lame. Lungo il suo percorso si trovano situazioni diverse anche dal punto di vista paesaggistico, con tratti più selvaggi in mezzo a suggestive gole e tratti ugualmente caratteristici con ponti romanici e piccoli insediamenti. Questi piccoli paesi sparsi su tutto il territorio rendono la zona molto attraente e non si ha mai l’impressione del caos o del traffico. Anzi, il traffico di auto è bassissimo, quasi nullo, come pure la presenza di persone e nonostante non siamo nella wilderness totale si ha sempre l’impressione di un basso grado di antropizzazione. Cosa che a pesca, personalmente, apprezzo molto.
In ogni modo gli spostamenti in auto si limitano a percorrenze che vanno dai 15 minuti a 30-40 minuti a secondo dei fiumi che intendiamo visitare, e anche questo rende la giornata meno faticosa lasciando al pescatore la possibilità di lanciare mosche su fiumi diversi anche nell’arco della stessa giornata.
Alcune delle acque con portata minore che abbiamo pescato, come il rio Curueno, il Torio o l’Omana hanno una buona popolazione di trote fario di misura media con qualche bella sorpresa, e indipendentemente dalla taglia hanno un livello di rusticità che impone lanci precisi, spesso a lambire il sottoriva ed esenti da dragaggio. Queste acque erano forse più frequentate dall’uomo nel passato e nell’antichità di quanto lo siano oggi.
Il Curueno ad esempio era percorso dagli antichi Romani che si spostavano verso i territori più a Nord in direzione dell’Atlantico e resti della vecchia strada lastricata sono ancora presenti su una sponda, anche se ormai quasi completamente fagocitati dalla natura. Abbiamo pescato il Curueno su due tratti di un coto che i nostri amici di Wild River avevano organizzato per noi, entrambi con scenari spettacolari arricchiti da ponti Romanici molto suggestivi.
Rio Curueño
Quello stesso giorno l’amico Miguel aveva organizzato per noi due piccole (in realtà grandi) sorprese per riempire la giornata dopo aver pescato il primo tratto del coto e in attesa di scendere in acqua nel pomeriggio sul secondo tratto. La prima sorpresa è stata la visita ad un “criador” di Gallo de Leon, un allevatore dei famosi galli da dove provengono le tradizionali piume così apprezzate dai costruttori più seri in ogni parte del mondo. Davvero non potevamo mancare di vedere con i nostri occhi questi stupendi animali e a permetterci l’accesso al suo allevamento è stato Javier Escanciano nella zona di Bonar proprio vicino al Rio Porma, altro fiume stupendo che purtroppo abbiamo trovato un po’ alto a causa dei rilasci estivi dal bacino che ne regola il flusso a monte.
Javier Escanciano con uno dei suoi cani.
L’allevamento di Javier è protetto da 5 mastini Spagnoli con pesi che si avvicinano ai 90 chili e con bocche e denti che ricordavano molto il Cerbero della mitologia Greca. Non toccare, non accarezzare, non guardare negli occhi, queste sono state le prime istruzioni ricevute all’entrata. Non credo che nessuno dei nostri amici avesse voglia di accarezzarli ma il buon Javier ha giustamente informato che questi cani sono abituati a difendere i galli da ogni tipo di pericolo, da terra e da cielo. Volpi, lupi, donnole, falchi, aquile, sono i predatori più comuni nella zona, oltre a qualche bipede mal intenzionato. Il timore reverenziale per i cani ha lasciato presto il posto all’ammirazione per i 500 animali tenuti in un’area verde all’aperto con accesso in zone coperte per la notte dove i galli sono liberi di muoversi a piacimento, eccetto alcuni che vengono tenuti i gabbie solo per il tempo strettamente necessario a curare eventuali ferite o malattie.
Sono animali splendidi e pensando a quanti secoli di storia si portano attaccati alle lucenti piume si comprende ancora di più il valore che i famosi mazzi da 12 piume hanno. Vi racconteremo di più proprio su questa visita in un futuro articolo ma desideriamo ricordare a tutti che le vere pume di gallo di Leon vengono da queste zone, sono staccate una a una dal gallo senza sopprimerlo e non hanno nulla a che vedere con colli o porzioni di scalpo che vengono proposte sul mercato e spacciate per vero Gallo di Leon.
La Spagna ha una tradizione nell’allevamento di questi galli così antica che la datazione si perde nel tempo. Di certo è che la più antica traccia si trova tra le pagine del manoscritto di Astorga scritto da un chierico della città di Astorga di nome Juan de Bergara nel 1624. In questo prezioso manoscritto vengono descritte varietà ancora oggi conosciute e ovviamente si suppone che ben prima di quella data l’utilizzo delle piume di Gallo de Leon fosse pratica comune tra i pescatori della zona.
Quando in Spagna si parla di Gallo de Leon e soprattutto di Manoscritto di Astorga non si può fare a meno di menzionare un personaggio che a questo testo ha dedicato anni di studio e ricerca, Jose Luis Garcia Gonzales. Potete leggere un suo interessante articolo sul Manoscritto di Astorga quiCapre sul pendio della montagna.
Per molti anni ho intrattenuto con Josè una corrispondenza epistolare ma non avevo mai avuto il piacere di conoscerlo di persona. Potete immaginare la felicità che ci ha fatto scoprire che dopo la visita all’allevamento di Javier avremmo incontrato finalmente Jose Luis. Un grazie di cuore va all’amico Miguel Blanco per la gradita sorpresa. E quale posto migliore per incontrare il massimo esperto di storia della pesca a mosca spagnola e in particolare del Manoscritto di Astorga se non una locanda sulle rive del Rio Porma famosa per le sue Tortillas? In questa locanda sono passati moltitudini di pescatori, famosi e non, locali e non. Come è ovvio pensare non ci siamo limitati alle Tortillas ma abbiamo assaggiato zuppa di fagioli e chorizo, morcillas, carne e pesce, uno stupendo dolce locale, la Natilla e vino tinto a complicare le cose.
54 Dean Street Team con Jose Luis, Javier Escanciano e Miguel Blanco.
A livello culturale questo incontro con Jose Luis è stato incredibile e dopo un classico scambio di foto e il graditissimo regalo da parte di Jose Luis di tre copie del suo libro Pluma, Seda y Acero abbiamo proseguito il pomeriggio nella seconda sezione del coto sul Rio Curueno parlando con lui di mosche classiche e del manoscritto e ammirandolo in azione con la tecnica di pesca alla Leonesa, una tecnica ancora consentita in Spagna che prevede l’uso di lunghe canne con bulbo e una fila di mosche su braccioli. Una sorta di moschera all’italiana. Jose Luis pesca anche con il sistema più classico e antico molto simile alla valsesiana, con una canna di nocciolo, lenza in crine intrecciato e mosche classiche costruite con piume di gallo de Leon.
Le tante affinità tra le tecniche del nord Italia, a partire dalla Valsesiana, ci ricordano il contatto che i due paesi hanno avuto nel corso dei secoli, considerando che Leon si trova proprio sul Camino de Santiago, la via percorsa sin dal Medioevo da milioni di pellegrini sulla via di Santiago di Compostela. Facile pensare che un pellegrino del 15° secolo decidesse di percorrere quelle terre portando con se qualche mosca e una lenza di crine per integrare la povera dieta con qualche trota catturata qua e la sul percorso.
I torrenti di questa zona, come ad esempio il Torio o l’Omana che abbiamo pescato in vari tratti, sono spesso caratterizzati da fondale scuro e si ha quasi l’impressione di pescare in acque torbate, mentre invece sono limpidissime e fredde. Non inganni il fatto che le temperature esterne possono raggiungere in Luglio livelli alti; sempre meglio fornirsi di un buon indumento tecnico e traspirante da indossare sotto i waders per proteggersi dall’acqua ghiacciata di questi fiumi, soprattutto quando siamo immersi per parecchio tempo in una delle diverse tail-water della zona. Come in ogni classica tail-water, l’acqua fuoriesce dalla parte bassa della diga a monte e mantiene temperature basse e costanti per la maggior parte dei mesi. Questo garantisce una abbondanza di insetti e una maggiore attività dei pesci.
Marco e Miguel che pescano nel Rio Curueño.
Rio Orbigo
Come accennavamo qualche paragrafo sopra, la pesca sui fiumi di questa zona richiede una buona tecnica e una altrettanto buona attrezzatura, indipendentemente se stiamo pescando sul piccolo torrente o su larghe tail-water. Prendete ad esempio il fiume Esla, uno dei più importanti fiumi della Spagna nord occidentale, una tail water molto lunga che abbiamo pescato in vari tratti. Alterna punti con acqua bassa con ranuncolo ed erbai a zone con correnti più veloci, rami laterali e lame con tratti di buona profondità.
Fiume Esla
La popolazione sia di trote fario di buona taglia che di insetti è notevole. Sono d’obbligo canne lunghe dai 9 ai 10 piedi per code leggere e finali molto lunghi da almeno 5-6 metri con tip anche di 2 metri e punte sottili. Questi finali ti permettono di raggruppare la parte terminale evitando il dragaggio soprattutto in quelle zone d’acqua con miriadi di micro correnti.
Rio Omana
Nella stessa giornata si può assistere a schiuse miste di effimere, di immancabili chironomi, di tricotteri verso il tardo pomeriggio, anche se sono sempre da considerare coleotteri per i sottoriva e le immancabili formiche, nere o rosse, alate o non, specialmente in giornate ventose. In quei momenti dove l’attività a galla è rallentata ci si può dedicare alla pesca in dropper con micro ninfe, alla classica ninfa a vista su qualche pesce ben visibile, oppure tentare con la più moderna Euro Nymph. Oppure rilassarsi facendo nuotare qualche buona mosca sommersa a scendere e di traverso alla vecchia maniera. L’attenzione ai dettagli come nodi e condizioni perfette del tippet si riveleranno fondamentali nel caso ci si imbatta in una delle grandi trote che popolano alcune di queste acque, Fario di ceppo Atlantico che raggiungono dimensioni davvero importanti, stupendamente pinnate e selvatiche.
Fiume Luna
Un viaggio in queste zone può davvero trasformarsi in una esperienza unica sia per chi apprezza una pesca altamente tecnica e anche per chi ama ancora un tipo di pesca a mosca genuina, vera, legata alla tradizione. Pescare trote selvatiche, che siano piccole o medie ma con l’aspettativa di imbattersi in pesci trofeo, lanciando mosche secche sia in caccia che su pesci selettivi in mezzo a schiuse varie, in mezzo a insetti veri, in ambienti molto vari tra loro, è qualcosa che esercita ancora grande attrattiva su molti pescatori. Un viaggio a pesca nelle acque di Leon è fatto anche di piacevoli soste all’ombra di qualche albero sulla sponda del fiume, specialmente se coccolati dall’organizzazione perfetta di Wild Trout con Yasmani e il suo team a preparare pane, salumi e formaggi locali, empanadas, tortillas e birra e acqua sempre ghiacciata.
Pic-Nic tradizionale con Yasmani.
Fiume Luna
Le giornate, specialmente in Giugno e Luglio, sono lunghe e ci si può concedere una piacevole pausa, approfittando per farci raccontare dai ragazzi di Wild Trout qualche interessante storia o per pianificare il pomeriggio e la sera.
Se girate con metro e contapesci e se amate facili pesci di immissione probabilmente questa meta non fa per voi, ma se amate il lato bello della mosca, se vi emozionate per una vecchia chiesa con il suo campanile in stile ispanico sulla riva del torrente, se viaggiate con la fantasia camminando sugli stessi ciotoli del fiume che un tempo videro abati e vecchi pescatori lanciare moschette costruite con lucenti piume di gallo o se credete che godere dello spettacolo della natura sotto forma di un effimera in volo dia un valore aggiunto alla vostra esperienza, allora scoprirete in queste terre dove le trote guardano in alto il vostro piccolo paradiso.
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Alberto Calzolari.